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Il Ghetto dei Pirati, la Valletta e la Zona Colonie

Gli orti
I terreni prossimi al mare, sabbiosi, erano considerati una volta di scarso valore agricolo, tant’è che i loro coltivatori spesso integravano le magre risorse dedicandosi alla piccola pesca costiera. Tutto cambia però, negli anni ‘50 e ‘60, con la crescita dell’afflusso turistico quando quei contadini-pescatori si rendono conto che nella sabbia, lavorabile in ogni stagione, crescono facilmente gli ortaggi da vendere poi agli albergatori e agli stessi turisti. E allora le dune e gli stagni compresi tra l’antica falesia marina e la spiaggia, vengono ridotti a perfette geometrie di lattughe, pomodori e cipolle con l’incessante lavoro dei piccoli proprietari. La tradizione continua e si rinnova: a Igea Marina esiste la zona della Valletta nella quale alcuni giovani agricoltori si dedicano alla coltivazione di ortaggi ed erbe aromatiche con metodi naturali.
Nella zona si trovano due laghetti artificiali per la pesca sportiva.
Serra, Gualtiero Gori, 2018
Il viale dei Tigli, ovvero la via di Castellabate
Nella fascia di campagna compresa fra la statale Adriatica e il mare, a Igea Marina, spicca sul verde dei campi una barriera alberata, scura verso monte, più chiara verso il mare. È un lungo viale che collegava l’antica casa padronale dell’ex tenuta di Castellabate ai poderi, giungendo fino alla spiaggia. Una duplice fila di tigli e di platani lo trasforma in una piacevole passeggiata che è bello fare nell’ora delle cicale o nell’ora dei grilli, sotto la luna.
La via di Castellabate permette anche di comprendere un’importante trasformazione geologica della costa. Infatti, percorrendola dal mare verso monte si sale una scarpata chiamata “greppa” che corrisponde all’antica linea di costa di circa 6000 anni fa. Questa scarpata, che segue la fascia costiera e che a Bellaria appena si nota, diviene sempre più visibile man mano che si procede verso sud, tanto che nelle vicinanze di Cattolica raggiunge i 10 metri di altezza.
Viale dei Tigli, Federica Giorgetti, 2018
Le colonie marine
Igea Marina negli anni ‘30 doveva diventare “la città delle colonie”; nel volgere di pochi decenni se ne contarono una quarantina, in gran parte costruite nel secondo dopoguerra, quasi esclusivamente concentrate nell’area di confine con Rimini. Il patrimonio, in piccola parte, è ancora utilizzato con le originarie funzioni. La più interessante dal punto di vista architettonico, fra quelle rimaste, è la “Colonia Roma”, edificata nel 1930 secondo una planimetria aperta verso il mare, a forma di “M” per rievocare l’iniziale del cognome di Benito Mussolini. Fu commissionata da Opera Previdenza e Assistenza Ferrovieri Statali ed è rimasta in funzione fino agli anni ’70 del secolo scorso.
Colonia Ferrovieri Fascisti, cartolina storica, anni '30, Laboratorio di documentazione e ricerca sociale
Nel ’42 lavoravo alla colonia Trento di Igea Marina. Gli ospiti erano bambini figli di emigrati italiani, in maggioranza veneti, residenti in Libia. Il Duce li aveva fatti mandare in colonia per proteggerli dalla guerra scoppiata in Africa. Ogni tanto, senza preavviso, arrivavano dei graduati in divisa grigioverde con stivali e camicia nera. Arrivavano sempre nell’ora in cui i bambini sedevano a tavola. Cominciavano ad ispezionare il cibo, poi la cucina, le camerate ed i gabinetti. Interrogavano i bambini lontano dalle vigilatrici per sapere se il trattamento era buono e se andava tutto bene. Quelli del personale che non facevano il proprio dovere venivano allontanati immediatamente.
( Maura Calderoni, “Le uova della luna” )
Colonia Pavese, cartolina storica, anni '30, Laboratorio di documentazione e ricerca sociale
Negli anni ’80 alcune colonie sono state abbattute per previlegiare lavori di urbanizzazione pubblica, mentre altre sono state ricostruite ed adattate a nuove esigenze: ciò viene ad esempio testimoniato dalla colonia Pavese, che divenuta pericolante venne abbattuta per far posto ad una spiaggia libera, oppure dalla colonia Ternana che nel 1984 venne ristrutturata e adibita a scuola materna ed elementare.
Spiaggia libera, Gualtiero Gori, 2018

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