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La Pasquella

La Pasquella, Pasquèla, è un canto rituale-processionale che appartiene al repertorio dei canti tradizionali di questua del ciclo Natale-Epifania, presenti in gran parte delle regioni italiane ed europee. Si tratta di un'antica usanza i cui caratteri rituali, imperniati sulla questua e sulla funzione simbolica del dono e dello scambio, si legano agli antichi culti agrari di fertilità delle epoche pre-cristiane, connessi alle feste invernali del ciclo della seminagione.
La festa di Pasqua Epifania chiude il ciclo sacrale della Natività (Natale, Santo Stefano, Capodanno, Epifania) detto dei dodici giorni, ed apre quello profano del Carnevale. Nella Pasquella le funzioni cerimoniali sacre, in parte condivise dalla liturgia, si integrano con quelle spontanee e popolaresche del Carnevale, di derivazione pagana; questa commistione caratterizza gran parte delle forme storiche con cui, dal XIX secolo ad oggi, la Pasquella è stata riscontrata in tutta la sua area di diffusione, nell’Italia centro-settentrionale.
Lucia Mazzotti, 2011
Il termine Pasquella designa sia il canto sia l’azione rituale che lo accompagna.
Il canto è eseguito la sera di vigilia dell'Epifania, il 5 gennaio, e si protrae fino al giorno successivo. I Pasquarùl, Pasquaroli, o Pasqualót, Pasqualotti, gruppi spontanei di cantori con accompagnamento musicale, ogni anno si ritrovano appositamente per portare di casa in casa questo canto augurale, ricevendo in cambio offerte di vino, cibo e denaro, destinati alla "mangiata" finale che conclude la festa.
Il componimento e la struttura del rituale comprendono diverse parti:
  • 1. il permesso: un membro si distacca dal gruppo e chiede sull'uscio, a quelli di casa, se vogliono la Pasquella;
  • 2. l’entrata: il canto inizia all'esterno con le formule di saluto, l'esortazione ad aprire la porta e la licenza di portare l'allegria in casa;
  • 3. l’annuncio: il canto rievoca immagini e personaggi epifanici: la Natività, l’adorazione dei Magi, la fuga in Egitto, il Battesimo di Gesù ad opera del Battista, il primo miracolo alle nozze di Cana;
  • 4. gli auspici: il gruppo rivolge ai componenti della famiglia motivi augurali di buon anno e prosperità; assumono rilievo le formule rivolte alle figure femminili della casa che si trovano in età fertile, giovani, fidanzate e spose;
  • 5. la richiesta: il canto si chiude con la richiesta insistente e scherzosa di vino e doni alimentari, con espliciti riferimenti alle parti del maiale che nelle campagne era consuetudine macellare ritualmente in questa stagione;
  • 6. lo scambio: il canto è sospeso per il brindisi collettivo e per accogliere in un’apposita cesta i doni offerti dal padrone di casa; spesso segue un intrattenimento con altri canti e balli tradizionali, coi quali il gruppo riafferma la propria presenza ed intensifica l'azione di coinvolgimento;
  • 7. il commiato: si riprende il motivo del canto con il ringraziamento ed il saluto o, più raramente, se non ci sono stati i doni, con il dispetto: una strofa di invettive che mette in ridicolo la tirchieria del padrone di casa. (Gualtiero Gori).
Ogni anno a Bellaria Igea Marina la tradizione si rinnova, e, a sorpresa, in qualche contrada risuona il canto della Pasquella.
Lucia Mazzotti, 2018
Per saperne di più
Gualtiero Gori, Riveriti lor signori. Pasquelle ed altri canti e balli tradizionali raccolti in Romagna, Imola La Mandragora, 2017.
Leonardo Neri, La Pasquela, Aspetti delle tradizioni e del linguaggio in Romagna, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2017.

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