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La Cagnona

La zona della Cagnona costituisce il lembo più settentrionale del territorio comunale, fino ai confini con San Mauro Mare.
Anticamente questo luogo era conosciuto come territorio di caccia, poi, nella prima metà del XX secolo, divenne rinomato per la produzione agricola e ortiva, in particolare per la coltivazione delle patate da sabbia:

“Alla Cagnona di Bellaria quasi tutte le famiglie possedevano un campo, chi più grande chi più piccolo, ma tutti coltivavano patate. C’erano posizioni dove il terreno era più fertile ma molto dipendeva dalla bravura e dai metodi del coltivatore.”
(Maura Calderoni, Le uova della luna).
Villa Alberta, Gualtiero Gori, 2018
La Cagnona, nella storia del paese, si è caratterizzata soprattutto per essere l’area prescelta dai primi facoltosi bagnanti per costruirvi il proprio villino al mare. Nella folta schiera di alberghi e case che popola la zona costiera della Cagnona, sopravvivono ancora oggi edifici dal portamento un po’ aristocratico, appartati, di solito circondati da giardini. A osservarli bene si scoprono decorazioni sulle finestre, lesene, mensole sotto i balconi, graziose ringhiere in ferro battuto. Particolari che fanno pensare ad altri tempi e personaggi. Sono i villini che la borghesia cittadina costruì dagli ultimi due decenni del XIX secolo fino agli anni ‘40 sulle marine, allora deserte, nell’illusione di dar vita a “città giardino” balneari dove potessero realizzarsi i sogni di rinnovamento fisico e psichico connessi alla vacanza. Alcuni, come la Casa Rossa di Alfredo Panzini, sono di semplicissima, ma armonica fattura; altri invece, si arricchivano di balconi aperti sui giardini, di verande verso il mare, di torrette sui tetti, di gazebo in frasche o muratura, di fontane, in una mescolanza di stili neo gotici, neo rinascimentali e neo classici spesso con reminescenze di architetture nordiche.
Piattaforma Italia, cartolina storica, Archivio LDRS
La Casa Rossa
La casetta del cantoniere sorgeva presso il cominciar di quei pioppi; e c’erano intorno tutte le cose buone che sono necessarie a chi deve vivere lontano dagli altri uomini: un piccolo forno per cuocere il pane, una catasta di marruche secche, il pozzo con le mastelle del bucato, alcuni filari di uva già nereggiante.
(Alfredo Panzini, La lanterna di Diogene - 1907)
La Casa Rossa di Alfredo Panzini, Claudio Ballestracci, 2017
Un modesto villino come tanti costruiti nei primi decenni del secolo sulle marine romagnole, senza particolari compiacimenti estetici. Si direbbe un casello ferroviario, alto sulla duna.
Qui Alfredo Panzini trascorse tutte le estati, dal 1906 al 1938, dedicando alla letteratura le prime ore del giorno, poi recandosi ai suoi poderi sparsi nell’immediato entroterra. Qualche volta la giornata era riservata agli amici letterati, fra tutti il più assiduo Marino Moretti della vicina Cesenatico.

Quasi tutti i vespri le mie gambe mi portano là, verso la piccola pineta, lungo il bell’argine della via ferrata, da cui si domina il mare, lì presso, e il mondo, da lontano…
Alfredo Panzini
Alfredo Panzini (Senigallia 1863 – Roma 1939) scrittore, figlio di genitori romagnoli, visse a Milano e a Roma esercitando la professione di insegnante. Trascorse quasi tutte le estati a Bellaria, prima ospite di una modesta casetta di pescatori, poi nella sua Casa Rossa costruita nel 1906 vicino alla ferrovia a pochi passi dal mare. Fra Bellaria e Santarcangelo erano sparsi sette poderi, che aveva via via acquistato e che cercava di seguire, da padrone bonario e paternalista, personalmente, recandosi anche alle fiere. Sentite come lo descrive Antonio Baldini (Roma 1889 – 1962) un altro scrittore molto legato alla Romagna:

Alla fiera di Santarcangelo tra il Mugghio e lo scampanio dei bovini, i nitriti, i belati, le stride e l’urlo degli imbonitori e la cantilena dei cantastorie, lo rivedo, solido, dritto, quadrato, col viso incendiato dal gran sole di mesi e mesi di campagna, con un pastrano grigio verde dal bavero di gatto, il bastone sotto il braccio, il sigaro tra le labbra, che con un mozzicone di matita tira le somme sopra un taccuino, tra vendite e compere della mattinata.

Fra i tanti libri suoi, La lanterna di Diogene, Il padrone sono me, Il viaggio di un povero letterato, I giorni del sole e del grano, riportano vivaci descrizioni della vita a Bellaria e dintorni ai primi del secolo.

Per saperne di più:
Maura Calderoni, Le uova della luna, Tracce di vita bellariese dagli anni ’30 agli anni ’50, Rimini, La Stamperia, 1994.
Giorgia Lazzari (a cura di), Ville e Villette di Bellaria Cagnona, dai ricordi di Rosina Cesari. Comune di Bellaria Igea Marina, 2014.

Info

Servizio Beni e Attivita' Culturali, Politiche Giovanili e Sport
Sede Biblioteca A. Panzini - Primo Piano
Viale Paolo Guidi, 108 – 47814 Bellaria Igea Marina
Apertura al pubblico:
dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00, giovedì dalle 10.00 alle 17.00

Telefono: 0541.343747 - 0541 343746
Email: a.montanari@comune.bellaria-igea-marina.rn.it
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