La s-ciuptèda (La fucilata)


Data dell'evento: 21/03/2019
Luogo: Biblioteca A. Panzini,V.le P. Guidi 108, Bellaria, ore 20.45

Presentazione di La s-ciuptèda di Gianfranco Miro Gori
Monologhi nel dialetto romagnolo di San Mauro Pascoli
Una lettura con musica
Letture / Elisa Angelini, Lorenzo Scarponi e Gianfranco Miro Gori
Musiche / Lara Cesari
Presentazione
Il 10 agosto del 1867 Ruggero Pascoli viene ucciso in un'imboscata mentre ritorna a casa in calesse. Il delitto, che risuona nell'immortale poesia di suo figlio Giovanni - basti citare le assai note X agosto e La cavalla storna, che tutti ricordiamo come "cavallina storna" direttamente dai versi pascoliani -, resta impunito. Negli anni che seguono, vengono pubblicate molte ricerche e avanzate diverse ipotesi sulla sua genesi e modi.
Alla vicenda, tra le più famose della letteratura italiana, ritornano i monologhi di La s-ciuptèda che sono in parte frutto d'invenzione e in parte si basano su documenti scritti e racconti orali. Composti nel dialetto romagnolo di San Mauro Pascoli, la lingua nella quale sono accaduti e della quale hanno bisogno per essere rievocati, danno voce ai protagonisti veri o presunti: e' mórt 'mazè (il morto ammazzato), l'asasòin (l'assassino), la vèdva (la vedova), i urfan: la Ghita e Giacòun (gli orfani: la Margherita e Giacomo, che erano i maggiori), e' mandènt (il mandante). Ai protagonisti corrispondono brevi voci di persone in relazione con loro. Al primo, e' mórt 'mazè, e' garzòun (il garzone). Al secondo l'asasòin dl'asasòin (l'assassino dell'assassino). Alla terza al surèli (le sorelle). Ai quarti i fradél (i fratelli). Al quinto i samauróis (i sammauresi).
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